La toeletta della nonna

In Breve incontro del ‘45 ho visto la protagonista della pellicola che si faceva il maquillage davanti a una toeletta. Era da tanto che non ne vedevo una. Mia nonna ce l’aveva e io da piccolo ci andavo spesso a giocare.

Mi sedevo su questo sgabellino con al vertice un cuscinetto di raso rosa, e iniziava l’incanto. C’era uno specchio che restituiva ai miei occhi il mio ovale un poco deformato, e tanti cassettini da aprire con all’interno rossetti, ciprie, e strani cartoncini con dentro non so che. Sul ripiano in legno si contavano pettini di ogni forma e colore e io mi divertivo a far scorrere il pollice sui denti, e poi le spazzole, i fermagli, i pennellini, le spugnette, le spille, tante scatoline a conchiglia con all’interno altri frammenti di specchio e diversi pigmenti di terra.

L’oggetto che più mi era a cuore era una scatoletta verdegrigio con una pompetta color corallo; ogni volta la strizzavo con gusto per assistere al buffo spruzzo che usciva dal piccolo sfiatatoio che la precedeva, e un profumo stordente mi intossicava e mi faceva tossire.

Ma non approvavo che mia nonna si truccasse. Detestavo i suoi capelli tinti di un nero elettrico che sotto il sole faceva scintille; e pure le sue labbra molli, sfatte, cariche di un rosso vermiglio sgargiante, semplicemente mi ripugnavano. Le sue palpebre a stento reggevano l’intonaco ceruleo che vi aveva affisso sopra e mi pareva uno spettacolo patetico e insopportabile.

Perché ti camuffi? La vecchiezza ha i capelli bianchi e l’incarnato grigio, le dicevo a mo’ di rimprovero sventolandole il dito ammonente, e lei rideva, con quel suo gracchiare di gola, e infine mi diceva: fatti i fatti tuoi, di queste cose non ti devi interessare.

Testo e disegni di Dario Faggella © 2024