Tanti erano gli ammiratori che la acclamavano; le mani che la applaudivano scrosciavano come pioggia; le urla, gli strepiti, i clamori si mischiavano in un tripudio orgiastico di ugole. In quel baccanale di rigurgiti primitivi io mantenevo la compostezza del contemplante.
Nella mente la riconducevo al mito a cui apparteneva. Mi dicevo: lei è il punto di sutura tra l’800 e il 900. In quel cavo acquitrinoso lei è sorta mostrando un sorriso feroce e splendente come il dilucolo. Danza come preludio alla guerra mondiale. Lei è il principio di ogni grande guerra, è la celebrazione della nascita dell’immane conflitto. Riesco anche a vedere come si è generata.
All’inizio vi era una piccola bolla d’acqua nera e viscosa su cui si rifletteva il firmamento. Come un germe quella bolla si è sdoppiata in due unità gemelle. In entrambe le calotte pulsava una luna nera attorno a cui giravano piccoli bagliori siderali. Sì, erano i suoi occhi. Attorno alla superficie languida delle sue iridi ho visto dilatarsi la sclera, da cui poi successivamente ho visto fuoriuscire le sue carni, i nervi, i muscoli, le ossa, il crine. Tutto ciò tracimava dal suo sguardo come lava da un vulcano e ogni elemento si fondeva all’altro fino a costituirne il corpo portante, sinuoso e selvatico. Così lei è venuta alla luce, generandosi dal suo sguardo.
E mentre riflettevo su ciò, lei ballava nuda sul palco, con un mascherone da gran diavolo delle leggende crucche a coprirle il volto, o forse a mostrarlo nella sua forma più autentica, quella di un gemito preistorico che rimbomba dalle viscere tenebricose della foresta nera per celebrare i penetrali della vita.

Testo e disegni di Dario Faggella © 2025