Ma poi mi avete mai sentito dire cose come «Hey, amico» e compagnia bella? Gesù, potete giurarci che non mi avete mai sentito parlare così, ma che vi prende, eh? Mi avete mai sentito dire «Come te la passi, fratellino»? Ma fatemi il santo piacere.

Be’, sta di fatto che un bel dì cominciarono a tirare fuori questa storia schifa che parlavo come un personaggio da commedia americana, e mi ci prendevano pure in giro, quegli intelligentoni. Mi facevano: «Pivello, porta a sedere il tuo fottuto culo americano in mezzo a noi», mi scimmiottavano quei fenomeni dei miei amici, capito? E io non ho mai usato la parola «fottuto» in nessuna dannata frase, vi rendete conto? La gente è uscita fuori di cervello, dico io, oppure si annoia, Cristo santo, e inventa balle su balle per non crepare di noia. Ma se credono che io sia il loro diversivo, si sbagliano di grosso quegli allegroni, che Dio se li mangi a colazione.
Be’, non se ne uscì così pure quel nazionalista fascistoide del mio vecchio con il suo riprendermi per il mio dannato modo di esprimermi? Eravamo a tavola e mi fa: «Figliolo, sei italiano, siine fiero, buon Dio, perché ti esprimi come se fossi in uno stramaledetto film americano?». Be’, forse non sono state proprio le parole esatte che ha usato, vattelapesca adesso, ma il succo del rimprovero era quello lì. E io: «Ma che cacchio ti inventi, pa’? Non ti entra in quell’orecchio che parlo in uno stramaledetto italiano qualsiasi?». Per poco non mi faceva cadere dalla sedia, e potete giurarci, per gli sganassoni che ha cominciato a mollarmi addosso. Che il diavolo se lo porti.

Fu così che mi cucii la bocca e non parlai più. Gliela feci proprio vedere, ragazzi, potete vendervi l’anima che fu così.
Iniziarono a dirmi: «Che ti prende, amico, il gatto ti ha mangiato la lingua? O te la sei inghiottita?». E io muto. Alla fine a forza di non spifferare mezza sillaba ho ammutolito pure loro, li ho fatti rimanere tutti a bocca asciutta!
Non mi dispiaceva il silenzio che mi portavo a spasso, se proprio volete saperlo, pure a casa lo stare muto mi toglieva parecchie grane di torno, ma mica siamo dei pesci, no? Siamo dei maledetti esseri umani, dico io, e abbiamo bisogno di dirla tutta, di raccontare cose, ed ecco perché oggi ho rotto il grande sciopero della parola e vi ho vuotato il sacco qui davanti, tutto intero com’era. Che buon pro vi faccia, compagnoni.

Testo e disegni di Dario Faggella © 2024