In realtà subito dopo ho capito che per il camminatore principiante io rappresentavo una cosa nello spazio, e nella fattispecie un appiglio a cui aggrapparsi per non capitolare.

Va da sé, mi sono scansato. Il piccolo è finito carponi sul pavé.
Non è bene prendere tali confidenze con bambini estranei, soprattutto perché ci vuol poco a ritrovarsi additato come il mostro di Düsseldorf, e in ogni caso tali insignificanti piccole cadute sono necessarie in quanto propedeutiche a quelle importanti nella vita adulta. Siccome sono molto intelligente, ho pensato tutto ciò in tre quarti di secondo, un istante prima di farmi da parte.
Vedendo più in là la madre caracollarci incontro, non mi sono preoccupato del piccolo caduto e ho continuato a passeggiare per i fatti miei. Sua madre, tuttavia, ha pensato bene di arrestarsi a metà tragitto per lanciarmi un’occhiataccia. La sua mutria era un insieme di dispetto, incredulità e riprovazione. Io, in buonafede, ho ricambiato lo sguardo con un grosso punto interrogativo che mi lampeggiava sul capo, molto più grande della mia testa, se vi interessa saperlo. Ella, sempre basita, ha persistito nel suo muto rimprovero, ritenendo tale azione più impellente del soccorrere il figlioletto in panne, confermandomi il fatto che la capitolazione di quest’ultimo davvero non aveva alcuna importanza.
Arrivati alla fine di questa storiella io lo so che vi aspettate da me una morale, ma cascate male, proprio come il bambinetto di cui vi ho contato sopra. Scanso con queste poche parole le vostre aspettative e tiro diritto per la via.

Testo e disegni di Dario Faggella © 2024